INVARIANZA DI GETTITO E RIFORMA DEL CATASTO
Si deve partire dall’invarianza di gettito per arrivare ai nuovi valori catastali.
In Italia esistono nove tipologie di imposte la cui base imponibile è la rendita catastale.
Clicca qui per leggere la tabella
Invarianza di gettito significa che la riforma del catasto dovrà riguardare solamente la base imponibile su cui calcolare le imposte, mentre il gettito DEVE necessariamente rimanere inalterato ed uguale ad Euro X.
La riforma del catasto è oggettivamente necessaria al fine di modificare, all’interno della base imponibile, delle disparità di trattamento che attualmente sono evidenti ai fini dell’imposizione fiscale immobiliare. Infatti, invarianza di gettito significa che ci sarà chi pagherà più imposte che compenserà chi pagherà di meno.
Al fine di attuare la riforma, a nostro avviso, sarà necessario innanzitutto eliminare la tassazione immobiliare dall’Irpef e dall’addizionale Comunale e Regionale, unificare in un’unica imposta la Tasi e l’IMU e unificare la valutazione immobiliare ai fini delle varie imposte con una vera riforma del catasto e conseguentemente adeguare le aliquote in base al gettito (questo vale per le imposte di registro, ipotecaria catastale e di successione).
Il problema rimane per le imposte comunali: per la prossima imposta unica immobiliare locale sarà necessario istituire una clausola di salvaguardia, e ciò è possibile in quanto i Comuni sono perfettamente a conoscenza del volume della base imponibile delle attuali categorie catastali. Se nell’esercizio 2015 un Comune ha incassato 10 milioni di Euro tra Imu e Tasi, con la nuova riforma del catasto non potrà incassare più di quella cifra, e conoscendo le basi imponibili dell’anno 2015, proporzionalmente, adeguerà le nuove aliquote e le eventuali detrazioni. Il primo anno di entrata in vigore della norma sarebbe meglio evitare le detrazioni al fine di monitorare effettivamente le entrate e rendere più semplice i calcoli ai Comuni deliberanti.
Rag. Andrea Casarini
Presidente UPPI Bologna