La formazione dell’umidità e delle muffe nelle nostre case: come individuarne le cause e trovare i rimedi più idonei
La presenza di umidità nelle nostre case può manifestarsi in modo “fisiologico” oppure “patologico”.
La presenza fisiologica è quella legata al normale comportamento fisico dell’edificio e del suo ambiente interno, e non costituisce un problema in quanto può essere gestita mediante semplici accorgimenti e comunque è tale da non produrre danni sull’edificio o di compromettere le condizioni di vita all’interno nostre abitazioni.
La presenza patologica dell’umidità è invece legata a difetti di progettazione o a malfunzionamenti di un componente dell’involucro e si manifesta ad esempio nei seguenti modi:
• fenomeni di condensazione sulla superficie o all’interno delle strutture
• infiltrazione di acqua piovana
• risalita di acqua dal terreno per capillarità
• perdite dovute a rotture di impianti
I danni provocati da tutte queste cause possono manifestarsi in modi diversi e ciò rende talvolta complicato identificare il problema che li genera.
Tra i danni più evidenti possiamo citare:
• la crescita di funghi e muffe
• la presenza di acqua condensata sulla superficie ed all’interno delle pareti
• L’ammaloramento delle strutture lignee
• Il degrado degli intonaci
• La riduzione del grado di isolamento termico dell’edificio
• La variazione dimensionale ed il danneggiamento di manufatti
• La migrazione di sali con la formazione di efflorescenze.
Approfondiamo ora una delle situazioni più interessanti in cui si evidenzia in modo dannoso la presenza di umidità, ovvero la formazione di condensa superficiale. Per prima cosa è bene chiarire che la condensa superficiale dipende principalmente da due cause:
1. la concentrazione di vapore contenuto nell’aria
2. la temperatura superficiale delle strutture interne della struttura abitata
In altre parole se è fisiologica una certa quantità di umidità nell’aria, il problema si ha quando quest’acqua allo stato gassoso “condensa” e ciò avviene quando la concentrazione di vapore acqueo diventa eccessivo e/o tale vapore viene in contatto con delle superfici la cui temperatura è molto più bassa.
Per capire che cos’è che avviene in condizioni critiche facciamo riferimenti a due situazioni frequenti nella vita di tutti i giorni:
• quando facciamo una doccia calda assistiamo alla formazione di condensa sulle superfici del bagno perché abbiamo aumentato la concentrazione di umidità nell’aria
• quando prendiamo una lattina di birra dal frigo, notiamo che il contenitore si ricopre di goccioline d’acqua, perché in tal caso la concentrazione di umidità nell’aria non è aumentata ma il vapor acqueo incontrando una superficie fredda si trasforma da stato gassoso a liquido ovvero in altre parole condensa.
Pertanto, quando si può escludere che la presenza di acqua sia legate a perdite, ad infiltrazioni o alla risalita capillare di umidità, le variabili su cui agire per capire e quindi tentare di risolvere il problema sono 2: la temperatura delle superfici e l’umidità dell’ambiente.
Per quanto riguarda le muffe, gli studi evidenziano come se per la condensa occorrono concentrazioni prossime alla saturazione (100%), le condizioni ideali per la formazione di funghi e muffe si hanno quando l’umidità supera l’80%.
In altre parole prima si forma la muffa e poi (se l’umidità continua a salire) la condensa. L’importanza di controllare tali parametri e ridurre il rischio di muffe e condensa, ha portato il legislatore a imporre verifiche sia in sede progettuale sui nuovi edifici che di controllo sull’edificato.
In particolare due norme chiave in tema di contenimento dei consumi energetici come il D.Lgs. 192 e ed il D.Lgs. 311 prevedono espressamente la verifica dell’assenza di condensazioni superficiali in condizioni standard all’interno dell’appartamento pari al 65% di umidità ed a 20°C di temperatura.
Nella pratica i fenomeni di condensazione sono generati sostanzialmente da due fattori: 1. Involucro: se si crea condensazione è perché una percentuale normale di umidità incontra pareti particolarmente fredde. Ciò è determinato da uno scarso isolamento delle pareti che caratterizza la maggior parte degli edifici costruiti da più di dieci anni, che non contengono elementi di coibentazione delle strutture verticali come ad esempio l’utilizzo del cappotto. Lo stesso dicasi per i piani sotto il coperto nel caso in cui i soffitti non siano adeguatamente isolati o per piani a contatto con il terreno nel caso in cui non sia stata prevista la coibentazione del pavimento;
2. Utente: se della temperatura delle strutture sono responsabili i progettisti, la percentuale di umidità è invece più spesso legata al modo in cui viene condotto l’appartamento dai suoi occupanti. Ciò avviene quando viene prodotta molta umidità (e ciò avviene soprattutto nei locali bagno, cucina e lavanderia) ed allo stesso tempo si ventilano poco i locali e si abbassano le temperature in alcune ore del giorno (ad esempio la notte) determinando la condensa.
Per comprendere quale dei due fenomeni sia prevalente si può sommariamente ritenere che nel caso di involucro mal progettato la condensa si manifesti allo stesso modo in tutti gli alloggi posti nello stesso lato e con la medesima esposizione, mentre se il fenomeno è confinato solo in alcuni alloggi ed essi sono disposti in modo diverso, allora è probabile che incida maggiormente il fattore legato all’utenza.
E’ ovvio che questa schematizzazione serve soltanto in un primo approccio, e che successivamente, nel caso si voglia approfondire la comprensione dei fenomeni, dovranno essere utilizzate altre metodologie di indagine più specifiche come il carotaggio delle pareti (in pratica si pratica un foro nelle murature per verificarne la stratigrafia) od altre tecniche finalizzate allo studio energetico delle strutture come la misura della trasmittanza (ovvero della quantità di calore che attraversa la parete) o la termografia (ovvero la realizzazione di particolari fotografie nelle quali il comportamento delle strutture è evidenziato dalle colorazioni che assumono).
Se le tecniche sopra illustrate hanno il compito di descrivere meglio il fattore involucro, anche per il fattore utenza sono possibili delle misurazioni specifiche dei parametri in gioco ovvero temperatura ed umidità, misure che per essere realistiche devono essere protratte per un intervallo di tempo abbastanza lungo.
A seconda dei risultati delle indagini sarà quindi possibile intervenire in modo mirato per esempio, nel caso in cui occorra correggere il fattore involucro, realizzando un isolamento a cappotto dall’esterno che quindi oltre a migliorare le condizioni microclimatiche all’interno dell’appartamento ed a ridurne il consumo di combustibile per il riscaldamento (migliorando la classe energetica dell’appartamento) riduce anche il pericolo di condense e muffe superficiali. Se invece il problema è limitato soltanto a pochi alloggi, in alternativa si può intervenire dall’interno realizzando una controparete che impedisce all’umidità di venire a contatto con il muro “freddo” esterno.
Un’altra utile misura può essere quella di installare un sistema di ventilazione controllata che consente un ricambio automatico dell’aria evitando che l’umidità raggiunga percentuali critiche.
Ing. Massimo CORSINI