LA CONTABILIZZAZIONE DEL CALORE E LA RIPARTIZIONE DEI CONSUMI
Fino ad oggi spesso la ripartizione dei consumi è stata per lo più effettuata in modo qualitativo, sulla base di criteri a dir poco approssimativi, come ad esempio i millesimi di proprietà o il volume dell’unità immobiliare, che, se da un lato sono metodi semplici ed immediati, dall’altro risultano certamente errati, perché non tengono assolutamente in considerazione i reali consumi da parte degli utenti.
Per l’utente singolo poter regolare autonomamente la temperatura e i consumi del proprio appartamento pagando soltanto in base all’effettivo uso del riscaldamento significherebbe un concreto risparmio.
A questa esigenza si è data risposta nel corso degli anni con la crescente diffusione di impianti autonomi di riscaldamento per singolo appartamento, che offrono l’indubbio vantaggio di poter gestire autonomamente i tempi di accensione e temperatura. Tuttavia, questo tipo di impianto comporta anche alcuni svantaggi che si traducono in maggiori costi di installazione e gestione per il singolo utente. Inoltre la possibilità di “distaccarsi” dal centralizzato è oggi meno praticata sia in virtù di alcuni limiti posti dalla normativa sia perché l’effettivo vantaggio è mitigato dal dover comunque continuare a contribuire alla spese di manutenzione dell’impianto centralizzato ed agli eventuali maggiori oneri conseguenti dal distacco (dispersioni, squilibri, inefficienze,…).
Ecco, quindi, che la soluzione più vantaggiosa è l’adozione di un sistema centralizzato con contabilizzazione del calore, in grado di unire i vantaggi dell’impianto centralizzato (autonomie di scala, con minori costi) all’autonomia e all’indipendenza di un impianto singolo.
Da un punto di vista normativo le considerazioni suddette hanno portato negli ultimi anni ad una sempre maggior incentivazione dei riscaldamenti centralizzati ed, in base al Decreto Legislativo 102/2014, a partire dal 31.12.2016 l’obbligo della contabilizzazione dei consumi individuali.
Le difficoltà applicative sia in senso tecnico che gestionale legate all’applicazione dei Decreto Legislativo 102/2014 in tema di contabilizzazione dei costi di riscaldamento, ne avevano fatto ipotizzare una deroga che in realtà non c’è stata. Pertanto resta confermato, nonostante i dubbi e le difficoltà applicative, il termine del 31.12.2016 entro il quale l’utilizzo di energia termica per riscaldamento e produzione di acqua calda andrà contabilizzata sulla base dei consumi effettivi delle singole unità immobiliari. La norma, che ha l’obiettivo di favorire il risparmio energetico attraverso un uso più consapevole del riscaldamento e dell’acqua calda indotto dal rapporto diretto tra consumo volontario e costi addebitati, prevede l’uso di dispositivi di misura che consentano una contabilizzazione il più possibile precisa di tali consumi sia in fase di ripartizione che di fornitura.
Il problema di misurare a monte del condominio la quantità di energia fornita dalla rete è il primo passo per una corretta contabilizzazione e prevede che sia installato un contatore di fornitura in corrispondenza del punto di fornitura o, in caso di collegamento alla rete di teleriscaldamento, dello scambiatore di calore, che non solo misuri con assoluta precisione i consumi ma sia anche in grado di fornire indicazioni sul tempo effettivo di utilizzo dell’energia con riferimento alle singole fasce temporali.
Una volta misurata la quantità totale di energia consumata, occorrerà poi ripartirla tra le unità immobiliari che la utilizzano mediante le seguenti modalità alternative:
- La soluzione più efficiente è l’installazione di un sotto-contatore all’ingresso della zona di cui si intende misurare il consumo effettivo quando l’architettura distributiva dell’impianto consenta di isolare le zone di riscaldamento di pertinenza di ciascuna unità immobiliare (come nel caso di sistemi di distribuzione orizzontale). In tal caso la lettura è diretta e consente di leggere i consumi sul contabilizzatore.
- Dove la prima soluzione non sia praticabile come nel caso, molto diffuso nei nostri condomini soprattutto degli anni 60-80, di impianti di riscaldamento a distribuzione verticale per colonne montanti che collegano in verticale i corpi scaldanti di unità immobiliari diverse, possono essere il alternativa installati dei ripartitori su ciascun corpo scaldante all’interno dell’unità immobiliare. In tal caso, non essendo possibile intercettare a monte dell’unità immobiliare un punto a cui siano collegati tutti i corpi scaldanti di ogni unità immobiliare e leggere direttamente i consumi, tramite i suddetti dispositivi viene eseguita una contabilizzazione indiretta dell’energia termica utile ovvero una ragionevole stima (mediante calcolo) del singolo corpo scaldante e quindi il consumo effettivo dell’unità immobiliare è la somma dei consumi stimati dei singoli corpi scaldanti. In altre parole, misurando il calore erogato dai radiatori, viene indirettamente determinato, attraverso la misura dei loro parametri di funzionamento e la conoscenza delle loro potenze nominali, il reale consumo.
Nel caso poi in cui nessuno dei due sistemi suddetti fosse applicabile (si pensi al caso di riscaldamento tramite pannelli radianti affogati nella pavimentazione) oppure la predisposizione di un sistema di contabilizzazione non consentisse un reale vantaggio economico (ovvero l’onerosità della contabilizzazione superasse i benefici di risparmio energetico) un’adeguata perizia tecnica consentirà la deroga dall’applicazione della norma.
A parte quest’ultimo caso, la suddivisione dei costi del riscaldamento passerà quindi a partire dal 31.12.2016 da base millesimale a quella proporzionale ai consumi, pagando solo in funzione del suo consumo individuale. Le spese condominiali di riscaldamento vengono, infatti, ripartite tra le unità immobiliari in proporzione alle letture dei contatori di calore. Solo una piccola parte della spesa viene suddivisa secondo i millesimi riscaldamento, a compensazione dei costi comuni e delle dispersioni di calore dell’impianto di riscaldamento.
Per la ripartizione dei costi occorrerà fare riferimento alla norma UNI 10200 attualmente in corso di revisione (la nuova versione dovrebbe essere pronta entro la fine dell’anno). Alcuni aspetti di tale norma tecnica hanno sollevato obiezioni (per esempio l’eccessiva penalizzazione che colpisce i consumi delle unità immobiliari con molte pareti o solai verso l’esterno o confinanti con ambienti non riscaldati) e la normativa prevede che in caso di modifica della UNI anche coloro che avevano già effettuato il calcolo della ripartizione delle spese di riscaldamento in base alla “vecchia regola” “potranno” (è una facoltà dell’assemblea) inserire le nuove prescrizioni.
E’ facilmente intuibile che la contabilizzazione del calore ha senso solo se il singolo utente ha la possibilità di agire autonomamente variando i consumi stessi in funzione delle sue esigenza. Per tale ragione, quando si parla di contabilizzazione del calore, implicitamente si richiama il concetto di termoregolazione che prevede l’installazione di sistemi di controllo della temperatura per ambiente o per zona.
Le valvole termostatiche costituiscono il sistema più facile per regolare la temperatura ambiente in impianti a distribuzione verticale.
Il funzionamento è semplice: mano a mano che il locale comincia a riscaldarsi, la valvola termostatica, sulla quale viene impostata la temperatura desiderata, inizia a chiudersi, andando a parzializzare la quantità d’acqua in entrata nel radiatore finché la temperatura raggiuge il valore voluto e la valvola si chiude.
In questo modo nel radiatore entrerà solo la giusta quantità di acqua calda atta a mantenere costante la temperatura del locale. Entrando meno acqua, il ricircolo all’interno del radiatore sarà più lento e il rendimento sarà il massimo possibile.
Il radiatore risulterà essere in parte freddo, perché il calore dell’acqua calda sarà sfruttato al massimo: un’acqua di ritorno fredda, significa che ho utilizzato tutto il calore a disposizione ottenendo una migliore resa. Nei radiatori senza valvole termostatiche, non essendoci nessun controllo di portata, l’acqua passa in grande volume a velocità elevata e il radiatore non riesce a sfruttarne il calore, riportandolo nelle tubazioni di ritorno e in caldaia.
Ing. Massimo Corsini