Anche la sola diagnosi energetica può essere detratta, purché porti a dei risparmi energetici misurabili
Al di là delle implicazioni fiscali e degli obblighi contrattuali, l’evoluzione continua della normativa energetica ed i chiarimenti che su di essa sono stati forniti attraverso circolari da parte dell’Agenzia delle Entrate e dell’Enea, hanno fatto forse perdere di vista lo scopo principale ossia il risparmio energetico, ottenibile in una molteplicità di modi.
Obiettivo del proprietario immobiliare è talvolta diventato in via prioritaria quello di conseguire non tanto un riparmio energetico ma piuttosto un incentivo fiscale, e perciò vengono privilegiati quegli interventi che danno più vantaggi in tal senso, indipendentemente dalla loro reale efficacia.
Troppo spesso si assiste al fai da te, ad interventi privi di coordinamento solo per l’ansia di “scaricare”. Sappiamo tutti che agendo sulla programmazione del termostato e sulla temperatura interna si possono operare risparmi energetici e maggior comfort, così come regolando i flussi di acqua calda dai rubinetti.
Si pensi ancora ad esempio alla sostituzione degli infissi che, se realizzata in modo acritico, potrebbe portare a vantaggi non troppo significativi: le caratteristiche dell’involucro (inteso come la somma delle superfici che delimitano lo spazio abitativo) dipendono solo in parte dalle caratteristiche delle superfici vetrate, e non di rado gioca un ruolo più significativo il tipo di isolamento delle pareti che può inficiare anche l’infisso più performante.
In altre parole non esiste un intervento efficace a prescindere, ma occorre prima di tutto analizzare tutte le componenti dell’unità immobiliare per individuarne i punti di forza e di debolezza in chiave energetica,e successivamente, simulare l’effetto dei possibili interventi di efficientamento energetico sia a se stanti che in combinazione tra di loro.
Questo studio preliminare eseguito da un tecnico competente prende il nome di diagnosi energetica che non va confusa con la certificazione energetica: se la prima fornisce un’analisi preventiva che quantifica in termini assoluti i consumi energetici dell’unità immobiliare legandola alle sue reali caratteristiche ed all’utilizzo umano, la certificazione deriva invece dall’applicazione di un modello teorico che in base alle dimensioni ed alla conformazione dell’immobile ed alle caratteristiche degli impianti, consente di determinare la classe energetica dell’immobile e quindi un termine di immediato raffronto con altre unità immobiliari.
E’ chiaro che sorge spontanea la domanda sulle conseguenze fiscali di un approccio tecnico e non utilitaristico alle problematiche energetiche del patrimonio immobiliare.
La prima considerazione da fare è che se gli interventi agevolabili al 65% sono strettamente codificati, anche gli altri lavori di efficientamento energetico, possono comunque trovare l’agevolabilità ai sensi dell’articolo 16-bis TUIR (detrazione IRPEF 50%), in cui rientrano tutti gli interventi finalizzati al risparmio energetico, incluse le prestazioni professionali.
Per poter ambire all’agevolazione fiscale, occorre perciò essere in grado di dimostrare che l’intervento di efficientamento energetico individuato mediante la diagnosi energetica, porti a conseguire un effettivo risparmio energetico: l’attestazione degli effetti positivi degli interventi può essere certificata dal confronto tra l’Attestato di Prestazione Energetica prima e dopo l’intervento.
Ma cosa succede se una volta effettuata la diagnosi energetica, essa non individua nessuna opera edilizia o impiantistica?
Sulla base di questa considerazione, è stato rivolto uno specifico interpello all’Agenzia delle Entrate per sapere se anche la sola diagnosi energetica, se finalizzata a conseguire un risparmio energetico anche in assenza di opere edilizie propriamente dette, possa essere detraibile.
Nella sua risposta, resa a titolo di assistenza al contribuente ai sensi della Circolare n. 42/E del 5 agosto 2011 e non a titolo di interpello ordinario ai sensi dell’art. 11 della legge n. 212 del 2000, l’Agenzia delle Entrate, Centro di Assistenza Multicanale di Salerno, ha affermato che tutte le spese sostenute per interventi finalizzati al risparmio energetico sono detraibili.
Pertanto anche la sola diagnosi energetica è detraibile a condizione però che non sia soltanto un’analisi dello stato di fatto, ma che contenga in primis risposte immediatamente applicabili con calcolo del risparmio energetico conseguito dagli interventi proposti ed attuati, nonché del raggiungimento degli standard di legge per le parti oggetto di diagnosi ed intervento.
Si potrebbe pertanto avere come conseguenza della diagnosi energetica che il miglioramento delle prestazioni energetiche possa essere conseguita anche in assenza di opere edilizie propriamente dette, al limite semplicemente modificando i comportamenti e le abitudini degli utilizzatori (si pensi ad esempio, ad una riduzione della temperatura interna ed alla razionalizzazione del programma di accensione dell’impianto di riscaldamento, od al contenimento dei consumi elettrici mediante semplici accortezze nella gestione degli elettrodomestici).
E’ peraltro evidente che la modifica delle nostre (cattive) abitudini spesso non è sufficiente a mitigare in modo sensibile i costi energetici, e ci troviamo a patire l’obsolescenza del nostro patrimonio immobiliare non mitigato da un’adeguata strategia manutentiva.
A tal proposito citiamo i risultati della “Campagna Istituzionale 2013 di diagnosi energetica nella provincia di Milano” secondo la quale i condomìni del territorio milanese sono per la maggior parte dei casi alimentati a metano o a gasolio con un generatore di calore notevolmente sovradimensionato con una spesa annua di riscaldamento per ciascuna famiglia che raggiunge circa la mensilità di un lavoratore.
I condòmini non hanno la possibilità di regolare autonomamente la temperatura nel proprio alloggio e pagano la propria quota di riscaldamento sulla base dei millesimi indipendentemente dall’utilizzo. Le diagnosi energetiche hanno evidenziato che con gli adeguati interventi di efficientamento energetico sull’involucro e sull’impianto, il consumo potrebbe essere ridotto mediamente del 27% con una conseguente riduzione della bolletta energetica del 31% (pari a 11.451 Euro/anno a condominio ossia circa 350 euro a famiglia), e si potrebbero tagliare 1.891 tonn/anno di CO2 immessi nell’aria che respiriamo.
Ing. Massimo CORSINI