Lettera aperta al presidente del consiglio matteo renzi

Lettera aperta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi

Recentemente la nostra Associazione si è occupata di alcuni problemi di grande importanza per il Paese. Numerose proposte sono state inoltrate a Governo e Parlamento, pubbliche manifestazioni hanno raccolto la protesta dei proprietari immobiliari finalizzata ad una radicale modifica dell’attuale regime fiscale sulla casa, senza trascurare i temi legati alla sicurezza del territorio e degli edifici, attraverso più efficaci forme di cooperazione pubblico-privato.
Riteniamo, tuttavia, che sia arrivato il momento di richiamare la Sua autorevole attenzione sulla necessità di porre mano ad una seria politica della casa, quale non sembra da qualche decennio interessare i Governi del nostro Paese. Il risultato di tale disinteresse, da noi piu’ volte stigmatizzato, esplode oggi in modo incontrollato e pare incontrollabile, nonostante il meritevole prodigarsi delle Forze dell’ Ordine: così assistiamo, come da noi preconizzato in varie occasioni, proprio al trasformarsi del disagio abitativo nel disagio sociale. Ecco quindi il proliferare delle occupazioni abusive di alloggi pubblici e privati, ancorché non vuoti, delle liti continue di appartenenti a varie etnie messi insieme senza criterio in complessi fatiscenti, il ricorso frequente a violenze con l’uso di armi proprie ed improprie e l’elenco potrebbe continuare.
Si può dire che dal lontano 1978, quando con la legge n. 457 fu impostato il piano decennale (il cui sviluppo è poi stato arrestato dalla prematura abolizione dei contributi GESCAL), sia del tutto mancata quella visione organica ed efficace che vide il fiorire d’interventi pubblici e privati sulla base della legge n. 408/1949 (Tupini) e sull’INA-Casa (Fanfani) e poi GESCAL n.60/1963, tanto per citare i più rilevanti.
L’attuale situazione contrassegnata da croniche e nuove emergenze richiede interventi e risorse adeguate con politiche innovative anche in funzione del necessario rinnovo e sostituzione del patrimonio pubblico, principalmente quello in gestione a ex IACP e Comuni.
Le proposte che seguono partono quindi dall’esigenza di porre mano a interventi mirati
e di qualità nelle ormai numerose sacche di sofferenza, senza lo spargimento delle risorse in interventi a pioggia per accontentare politici locali di varia estrazione; al riguardo non può non sottolinearsi che l’Osservatorio Nazionale sulla condizione abitativa istituito fin dal lontano 1998, ha senza giustificazione alcuna cessato di funzionare. Non può al riguardo però sottacersi che tale organismo era ed è dai più visto
come un utile luogo di confronto fra istituzioni e categorie sui temi dell’edilizia abitativa e non soltanto come un semplice strumento di raccolta ed elaborazione di dati statistici necessari per programmi ed interventi veramente utili.

1. In pendenza dell’unificazione dei tributi locali si chiede la soppressione della TASI sulla prima casa e sulle altre abitazioni una riduzione del gravame fiscale, poichè si prevede che nel 2015 si aggiungeranno, da parte dei Comuni, nuove tasse (tra l’altro si fa notare che 2 milioni di italiani sono nell’impossibilità di poterle pagare, altri saranno costretti a ricorrere ai prestiti, e i restanti riconsegneranno la tredicesima allo Stato).
2. Il fallimento dei cosiddetti piani-casa, in vario modo posti in essere da Governi e Parlamento sulla base di una sempre auspicabile cooperazione pubblico-privato, ma senza efficaci indirizzi e linee guida, induce a ritenere necessario dedicare cospicue risorse pubbliche a programmi non improvvisati frutto di un’attenta analisi dei fabbisogni e del rispetto delle normative urbanistico-edilizie, in funzione anche della sicurezza, salvo, sempre per l’esecuzione, il ruolo insostituibile dei costruttori.
3. Ai fini di differenziare l’offerta dei programmi pubblici d’intervento può anche essere prevista un’aliquota di alloggi da destinare al riscatto (meglio si direbbe alla locazione con patto in futura vendita già prevista dal vetusto art. 34 del t.u. 28.4.1938 n. 1165 ): si tratterebbe, in buona sostanza, di allargare la platea del c.d. rent to buy contemplato dall’art. 23 del decreto legge 12.9.2014 n. 133 convertito dalla legge 11.11.2014 n. 164.
4. Parallelamente è ormai arrivato il momento di dare concretezza, con l’estensione a tutto il territorio nazionale con i relativi benefici, alla risorsa costituita dai contratti a canale concordato, individuati dal Legislatore del 1998 come vera alternativa al libero mercato.
5. Il Governo non può trascurare la necessità (già da più parti avvertita) di semplificare ed unificare le imposte sulla casa a livello locale e porre mano ad un decreto legislativo che stabilisca senza perplessità le procedure che rendono concreto il principio dell’invarianza del gettito, a partire da quello derivante dal riclassamento catastale.
A margine di quest’ultimo punto deve rilevarsi che è opportuno impartire direttive ai Prefetti, chiamati dallo stesso decreto legislativo su Catasto e Commissioni censuarie, a designare i rappresentanti delle Associazioni dei proprietari immobiliari in seno alle medesime.

Ci permettiamo di suggerire al riguardo che dovrebbero essere anzitutto individuati i parametri che riguardano la rappresentatività
delle associazioni nazionali e delle articolazioni di esse sul territorio (ad es. presenza su tutto il territorio nazionale od almeno in 5-6 regioni, nonché sottoscrizione in nome e per conto dei proprietari di abitazioni, di contratti nazionali collettivi di lavoro).
E’ altresì necessario che la scelta dei predetti componenti sia formalizzata sulla base di sorteggi garantiti e con criteri puntuali di rotazione tra le associazioni come sopra rappresentative.
Ci preme, da ultimo, sottolineare che la grave situazione va affrontata con una ferma volontà politica su più fronti e ai diversi livelli istituzionali, con adeguata professionalità e senza commettere le grossolane banalità che nel passato recente hanno contraddistinto lo stuolo di paludati bocconiani e che hanno portato all’ attuale, inaudito, livello di prelievo fiscale.

Claudio Contini
Segretario Generale UPPI Bologna