Certificazione energetica e qualità ambientale

Certificazione energetica e qualità ambientale

La legittima aspirazione di ciascun proprietario è possedere un immobile di elevato valore.Tradizionalmente i fattori che influenzavano il valore di una proprietà immobiliare erano la dimensione, il grado di finitura e la posizione, intesa come qualità complessiva della zona abitativa, disponibilità di servizi, tranquillità, verde,…..
Chi doveva effettuare la stima di un appartamento assegnava un valore unitario all’unità di superficie e lo moltiplicava per la dimensione, rettificando il risultato ottenuto in base all’andamento del mercato ed al livello di finitura.
In tale stima non entrava la valutazione dei consumi energetici, se non forfettariamente all’interno delle spese condominiali complessive, assieme a tutte le altre spese legate all’uso comune dell’edificio, come manutenzione scale ed ascensore, aree verdi, portierato,…..
L’indicazione dei consumi energetici era poi quasi sempre omessa nel caso di riscaldamento autonomo. Oggi le cose stanno cambiando.
La crescente attenzione verso le tematiche ambientali da un lato, ed una maggiore consapevolezza sulle spese di gestione del bene acquistato dall’altro, fanno sì che il consumatore stia diventando sempre più consapevole che al di là del valore intrinseco di un oggetto, che sia un elettrodomestico od una macchina, determinato dalla sua gradevolezza estetica e/o dalle sue prestazioni, deve essere considerato anche il suo impatto in termine di inquinamento e di costi di manutenzione.
Certo questo discorso non va generalizzato, ma anche dove sembra smentito in modo eclatante (basti pensare al diffondersi di costosissimi SUV in ambiti tutt’altro che selvaggi) trova in realtà una sua indiretta conferma: lo status symbol nasce proprio da questo ostentato rifiuto di aderire ad un senso ormai comune di risparmio, accentuando in tal modo le proprie capacità economiche superiori e, quindi, la propria posizione sociale.Ritornando al settore edilizio, questa crescente consapevolezza del mercato ha portato ad inserire tra le variabili che concorrono a formare il valore di un appartamento anche le spese per mantenere una determinata temperatura e fornire acqua calda sia in estate che in inverno.In altri termini, si è cominciato a comprendere come tali spese energetiche sono sì necessarie ma, data la loro crescente incidenza economica, possono e devono essere controllate, optando per quelle soluzioni che, ottimizzando le perfomances energetiche, assicurano la miglior combinazione possibile tra comfort ambientale e risparmio economico.
Per una volta, il legislatore ha dimostrato di saper cogliere in modo tempestivo una tendenza positiva di cambiamento in atto, e considerando la difficoltà da parte del cittadino di valutare l’effettiva prestazione energetica in campo immobiliare, influenzata com’è da moltissime variabili, come il tipo di impianto, le condizioni atmosferiche, ecc, ha introdotto un sistema molto semplice ed immediato, l’Attestato di Certificazione Energetica.
Tale attestato attribuisce all’unità immobiliare una lettera all’interno di una scala che va da A+ per gli immobili che hanno un consumo tendente a zero, fino alla classe G per quelli meno virtuosi, e consente in tal modo un immediato apprezzamento delle spese di gestione energetica.
L’obbligo di allegare a tutti i nuovi contratti di affitto o di vendita tale attestato, consente ad inquilini ed acquirenti di disporre di un sistema di confronto immediato tra le prestazioni di diversi fabbricati, inserendo anche questo elemento tra i criteri di propria scelta.
Se da un lato è innegabile che quest’obbligo possa essere visto negativamente come un ulteriore onere che grava sulle spalle dei proprietari immobiliari (la spesa della certificazione deve essere sostenuta dal venditore/locatore), è altresì difficilmente negabile che questo meccanismo stia creando un circuito virtuoso che porta le imprese a rendere più appetibile la propria proposta immobiliare dotando i nuovi immobili di impianti sempre più performanti e di strutture edilizie che, in confronto al passato, richiedono meno energia per essere riscaldate e che in estate isolano meglio dal calore esterno.
Se tale tendenza a migliorare la qualità immobiliare è palese nei nuovi immobili, anche per gli edifici esistenti (dove, in base alla mia esperienza di certificatore, quasi un 50% delle unità immobiliari ricade nelle categorie F e G) sta progressivamente dando i primi incoraggianti frutti spingendo non pochi proprietari, complice anche la politica di incentivi fiscali, ad investire su quegli interventi che portano ad un risparmio energetico in modo da valorizzare il proprio bene.
I sistemi di intervento sull’esistente vanno dalla sostituzione del generatore classico con altri di prestazioni più elevate, agli interventi sull’involucro edilizio, sia con riferimento alla coibentazione delle pareti verticali (cappotto esterno, cappotto interno) e/o orizzontali (solai di copertura, sottotetti, piani terra a contatto con i vani non riscaldati o con il terreno), che alla sostituzione degli infissi (telai ad alte prestazioni con vetro camera, vetri basso-emissivi).
Un aspetto molto interessante di questa crescente attenzione verso il risparmio energetico, è che, nel caso delle manutenzioni straordinarie, è sempre più diffusa la tendenza a prevedere i suddetti interventi accanto a quelli di tipo tradizionale (intonaci, tinteggiatura, ripristini, ….) in virtù della considerazione che, nell’ambito della spesa complessiva, la loro incidenza è pienamente giustificata dai vantaggi che consentono di ottenere.
A costo di apparire eccessivamente ottimisti, non si può a mio parere semplicemente liquidare questo fenomeno come un semplice escamotage economico per rilanciare l’economia di un settore da anni in crisi, ma, considerando che il riscaldamento è, dopo il traffico, la maggiore causa di inquinamento delle città italiane, occorre per una volta evidenziare come dalla sinergia tra pubblico e privato sia derivata una vera e propria rivoluzione culturale che possa migliorare la qualità, non solo del patrimonio immobiliare, ma, cosa ben più importante, dell’ambiente in cui viviamo.

Ing. MASSIMO CORSINI