Gli orientamenti dei giudici marzo 2016

GLI ORIENTAMENTI DEI GIUDICI MARZO 2016

Danni da infiltrazioni di acque nere nel magazzino del conduttore: il locatore è sempre responsabile?
Corte di Cassazione 12 Ottobre 2015 n. 20474
La Corte dice: si deve individuare la causa delle infiltrazioni. Qualora le infiltrazioni nell’immobile locato non siano dovute a causa imputabile al locatore, ma ad altri, allora egli non ne sarà responsabile. Nel caso in esame le tubature condominiali erano state intasate dagli altri condomini che avevano riversato nei condotti comuni materiali ingombranti del tutto inappropriati. La responsabilità del locatore – ai sensi dell’art. 2051 c.c.- non era pertanto configurabile, in quanto causa delle infiltrazioni e dei conseguenti danni erano stati comportamenti di terzi soggetti, in questo caso gli altri condomini. Quale azione allora per il conduttore danneggiato? Svolgere richiesta danni nei confronti dei condomini responsabili.

Coniugi separati: quando l’ex deve pagare metà dell’affitto.
Cassazione 14 Gennaio 2016 n. 430
Casa in comproprietà tra i coniugi, separazione e mantenimento: il marito che rimane nella casa coniugale in comproprietà con l’ex moglie, deve contribuire a pagarle l’affitto per la nuova casa?
La Corte di Cassazione ha detto sì. I principi sono quelli della comunione. Secondo tale disciplina normativa infatti, il comunista ha diritto di ricevere il corrispettivo pro quota del godimento dell’immobile dal quale è escluso. Se non ne fruisce la conseguenza sarà uno squilibrio economico patrimoniale che potrà incidere, come nel caso di specie, sulla quantificazione del mantenimento. Evidente il vantaggio del marito che vive ancora nella casa di proprietà, ma altrettanto evidente anche il moltiplicarsi di spese per la moglie, costretta a reperire un nuovo alloggio in affitto. Confermata quindi la decisione dei giudici di merito: il contributo a metà del canone di locazione pagato dall’ex moglie è dovuto!
Assegnazione dei posti auto in condominio quando non c’è l’accordo
Cassazione 12 novembre 2015 n. 23118
Uso del bene comune: se non c’è accordo tra i comunisti, chi decide?
Decide il giudice. L’assegnazione dei posti auto rappresenta semplicemente la manifestazione del potere di regolamentazione dell’uso della cosa comune, consentito all’assemblea dei condomini o, in mancanza di accordo, su disposizione del giudice. Non si tratta di una divisione del bene comune ma semplicemente di un uso più ordinato e razionale del bene comune.

Interpretazione del regolamento condominiale: qual è il ruolo del giudice?
Cassazione 8 Gennaio 2016 n. 138
Beni comuni in condominio: cosa accade se il proprietario dell’ultimo piano acquista tutti gli appartamenti di quel piano ed incorpora nella sua proprietà il corridoio di accesso? Quel corridoio potrà ancora dirsi bene comune-condominiale, come previsto nel regolamento di condominio, oppure dovrà considerarsi esclusivamente del proprietario-acquirente?
La Suprema Corte si è espressa al riguardo specificando in che modo debba essere interpretato il regolamento condominiale, fondamentale punto di partenza per dirimere la questione. I giudici hanno sottolineato che qualora sorga un contrasto tra condomini in relazione all’interpretazione delle clausole del regolamento condominiale, questi potranno rivolgersi al giudice il quale non è chiamato a dare la migliore delle interpretazioni, ma una tra tutte quelle possibili e plausibili. Se la interpretazione prescelta dal giudice di merito è sorretta da logica e idonea motivazione, allora nulla potrà più essere contestato in sede di legittimità dal condòmino scontento. Nel caso in esame non solo il corridoio non era indicato nei rogiti di acquisto della “super-proprietaria” del sesto piano, ma il regolamento condominiale espressamente definiva i corridoi beni comuni. Questi i due elementi che hanno portato i giudici a rigettare il ricorso e a confermare quanto stabilito in secondo grado: corridoio condominiale e condanna alla rimessione in pristino della proprietaria che lo aveva inglobato alla sua proprietà esclusiva.
Locazione commerciale: i clienti del bar possono usare la scala comune ai condomini?
Cassazione 30 dicembre 2015 n. 26129
Si può vietare ai clienti del bar in condominio l’utilizzo di un bene comune come la scala condominiale ?
La Cassazione dice si! La Corte, pur ribadendo il dettato dell’art. 1102 c.c., norma che consente ai comproprietari del bene comune un uso anche più intenso della cosa, a patto che non se ne modifichi la destinazione d’uso e non se ne impedisca agli altri comproprietari l’utilizzo, ha esaminato il caso in esame osservando quanto segue. Il punto nodale attiene proprio alla destinazione d’uso della scala condominiale. Essa infatti non può certamente essere utilizzata come scala destinata al pubblico di avventori che, costantemente, frequentano un bar: questo utilizzo, infatti, non rappresenta un mero “uso più intenso” ma una vera e propria modificazione della destinazione d’uso del bene comune, vietata dallo stesso art. 1102 c.c.

Avv. Rosalia Del Vecchio
Delegazione UPPI Castelmaggiore